Marco Fontana
Questa storia è un viaggio attraverso la passione, la perseveranza e la creatività di Marco Fontana, il quale si è immerso nel mondo dell’architettura e del design. Inizia con l’entusiasmo dei primi giorni all’università, dove ogni corso e ogni esame rappresentava un nuovo capitolo nel suo percorso verso la realizzazione professionale. Il periodo universitario è stato completato con la tesi in Brasile in urbanistica dal nome “Mathematical modelling of architectural shape”, ed un master in urban design alla University of Westminster a Londra.
Ma questo era solo l’inizio. Il giugno del 2016, all’età di 32 anni Marco Fontana ha visto il raggiungimento di un traguardo importante: la fondazione del suo studio Marco Fontana Design, che si occupa di architettura, product design e shop design. Questo traguardo ha permesso la creazione di oggetti importanti come la Hive Lamp, La Sponge Lamp, il Voronoi Table ed altri oggetti che hanno fruttato l’invito a ben due Milan Design Week e premi nazionali ed internazionali.
Marco Fontana ha insegnato presso scuole ed accademie prestigiose dalla stampa 3D per un corso organizzato dall’università di Pavia ai corsi su interior design, product design e visualization. Inoltre, ha insegnato modellazione algoritmica per mezzo di Grasshopper. Questo bagaglio di conoscenze è presente nei suoi lavori.
La visione di Marco Fontana è poi confluita in Marco Fontana Design, in particolare le ricerche sulle invarianze linguistiche del linguaggio cosmico della natura. Infatti, Marco Fontana Design nasce dall’idea di una profonda ricerca materica e filosofica sulle forme del linguaggio della natura come fondamento di un linguaggio cosmico, dove ogni forma si concretizza in forme di comunicazione universali. Questa ricerca muove dalle posizioni di Wittgenstein, Peano, Russell ed altri filosofi ed artisti come Magritte. Le forme base della natura vengono indagate analiticamente ed analizzate per poi trasformarle nella base di partenza architettonica ed artistica. Questo lavoro di ricerca che connota lo studio ci porta a creare oggetti che creano un legame fra noi e la natura anche se viviamo nel centro di una metropoli.
Dai corsi accademici alla laurea magistrale in Ingegneria Edile e Architettura, ha acquisito una solida base teorica e pratica che ha plasmato la sua visione del design e della progettazione. La composizione architettonica, gli studi ingegneristici, la pianificazione urbana, e l’integrazione di tecnologie energetiche alternative sono stati solo alcune delle tappe cruciali nel suo percorso di apprendimento.
Le esperienze accademiche e professionali si sono intrecciate nel corso degli anni, dalla partecipazione a concorsi stimolanti alla collaborazione con studi di design e architettura di fama internazionale. Ha avuto l’opportunità di lavorare su progetti ambiziosi, come lo Stadio Al Wakrah di Zaha Hadid Architects, dove ha applicato le sue conoscenze di design algoritmico per ottimizzare l’efficienza energetica e la funzionalità dello stadio. Fra i primi ed importanti lavori dello studio Marco Fontana Design vi è la realizzazione nel 2021/2022 della farmacia Innesti, la quale, grazie ad una committenza illuminata, risulta essere una perfetta esemplificazione di quanto lo spazio architettonico ed il parco suscitino emozioni nell’osservatore.
Nel 2022 Marco Fontana ha anche fondato una scuola: la E2D Group la quale è stata la materializzazione del suo sogno di creare un ambiente di apprendimento stimolante ed inclusivo per gli aspiranti designer e architetti.
In sintesi, la storia di Marco Fontana è quella di un viaggiatore instancabile nel mondo della creatività e dell’innovazione. Attraverso la formazione, l’esperienza e la determinazione, ha trasformato la sua passione per l’architettura ed il design in una carriera gratificante e stimolante, lasciando un’impronta nel settore e diventando un punto di riferimento nell’area per lo shop ed il product design, nonché per l’architettura.
Da dove nasce la tua passione per il design?
La mia passione per il design nasce fin dai primi studi, l’opportunità di svincolare la forma e la funzione di un oggetto per indagare in maniera libera il suo uso, l’ho sempre trovata affascinante. Inoltre, un elemento affascinante del design non è solo lo studio teorico ma anche ingegneristico e reale della tecnologia di produzione, del materiale e del suo uso. Occupandomi sia di architettura che di design non posso fare a meno di sottoscrivere le parole di Mies Van Der Rohe: “Una sedia è un oggetto molto difficile. Un grattacielo è quasi più facile. Questo è il motivo per cui la Chippendale è famosa”.
In che modo la cultura italiana ti ha influenzato?
L’essere italiano, quindi l’essere parte di una cultura che negli ultimi millenni è sempre stata fra le prime al mondo, terra di artisti e pensatori unici che hanno plasmato il nostro territorio ed il nostro, e non solo, senso estetico, penso sia un qualcosa di impagabile ed emozionante ma anche una sfida continua per rivelarsi all’altezza degli artisti che mi hanno preceduto.
Sicuramente gli artisti del rinascimento fiorentino, in particolare Masaccio, Brunelleschi, Leonardo e Michelangelo, per citarne alcuni, costituiscono una solida base. Tuttavia, sicuramente le esperienze di Magritte, Pistoletto, Picasso ed altri moderni costituiscono un importante trampolino da cui partire. Ad oggi non è più possibile intendere il mondo come unitario, detto questo, il nostro lavoro è capire come in fondo questo mondo, in realtà sia unitario. Scusate la chiara opposizione ma spesso l’arte ed il pensiero si devono muovere su binari opposti al fine di rappresentare ciò che ci circonda.
Cosa ispira i tuoi progetti?
I miei progetti sono tutti animati da una costante ricerca di quelle forme invarianti che costituiscono il linguaggio cosmico. Provo a spiegarmi meglio; avete mai notato che vi sono archetipi come il drago, l’uovo ed il serpente, per citare solo alcuni simboli, che si ripetono in varie culture? Clifford Geertz sosteneva che, nonostante le differenze culturali tra le società, esistessero dei tratti culturali fondamentali che rimanevano costanti, come i simboli, i rituali e i valori condivisi. Partendo da questo sostengo che ci sia un linguaggio di invarianza cosmica che attraverso le forme ci pone davanti ad un alfabeto sconosciuto, come la spirale di Fibonacci, che si ripete in fiori e galassie o in voli di api, oppure il diagramma di Voronoi che si ripete nella terra arsa dal sole e sulla nostra pelle, per citarne alcuni. Io indago queste forme che esercitano su di me un incredibile fascino.
La realizzazione degli oggetti parte dalle invarianze cosmiche e le forme sono ricomposizioni di questo linguaggio naturale che ci riconnette all’universo intero. La forma, per me è il punto di partenza del progetto, tuttavia a volte la forma si discosta talmente dalla funzione che non è possibile andare oltre. Un progetto come sostiene Christopher Alexander è il bilanciamento di tutti i suoi sottogruppi. Per esempio, se devo fare una tazzina partendo dal vortice e non vi è spazio per il manico in nessun modo, o trovo strade alternative o quella cosa non si può fare perché altrimenti mi ustionerei con il liquido bollente che verserò dentro. Il dialogo fra la forma ed il suo uso è una cosa che adoro di questa materia. A questa considerazione si aggiunge il materiale e la tecnica di produzione. Se per esempio voglio simulare il lavoro delle api come nella Hive Lamp la tecnica a strati additiva è perfetta, tuttavia se dovessi realizzare il Voronoi Table che indica le fratture, questa tecnica non è percorribile allora preferisco scavare un materiale. L’uso dei materiali dipende dal loro uso, dalla loro sostenibilità, nonché all’aderenza del pensiero che ha creato l’oggetto stesso.